Schopenhauer

Arthur Schopenhauer è nato a Danzica, in Polonia, il 22 febbraio 1788 ed è morto il 21 settembre 1860 a Francoforte sul Meno. Egli è stato un filosofo tedesco e uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dell'epoca moderna.

Nel 1819 pubblicò la sua prima opera "Il mondo come volontà e rappresentazione", che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei e che cominciò a ricevere qualche attenzione solo vent'anni dopo.

Il motivo principale degli scarsi consensi accademici e di pubblico ricevuti risiedeva nell’avversione di Schopenhauer per la filosofia idealistica, molto in voga a quel tempo. 

In particolare, il filosofo era solito attaccare Hegel, appellandolo come un “sicario della verità”. Schopenhauer rivendicava la libertà e l’autonomia della filosofia e sfidava apertamente il successo di Hegel organizzando lezioni di filosofia nella stessa università, negli stessi giorni e agli stessi orari. Sino all'ondata di pessimismo che avvolse l'Europa dopo il 1848, però, Schopenahuer non riuscì ad emulare o intaccare il successo del filosofo idealista. 

Mentre le aule universitarie erano sempre gremite in occasione delle lezioni di Hegel, solo pochi studenti frequentavano gli insegnamenti di Schopenhauer. A tal punto che quest’ultimo si difese osservando: “Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto”.

La vera affermazione del pensatore si ebbe solo a partire dal 1851, con la pubblicazione del volume "Parerga e paralipomena", inizialmente pensato come un completamento della trattazione più complessa dello scritto del 1819, ma che venne accolto come un'opera a sé stante e fece conoscere al grande pubblico anche le opere precedenti del filosofo.

🔼 Schopenhauer crea una sua originale concezione filosofica caratterizzata da un forte pessimismo, la quale ebbe una straordinaria influenza, seppur a volte completamente rielaborata, sui filosofi successivi, come ad esempio Friedrich Nietzsche. 

➢ Sul pensiero di Schopenhauer agirono fortemente le influenze di:  

  • di Platone e la sua teoria delle idee
  • del Romanticismo per quanto riguarda le tematiche dell’infinito, del dolore, dell’irrazionalismo e l’importanza assegnata all'arte)
  • della filosofia orientale (in particolare quella induista e quella buddista)
  • del criticismo di Kant

È, infatti, la distinzione kantiana tra fenomeno (la cosa come ci appare) e noumeno (la cosa in sé) a costituire il punto di partenza del pensiero di Schopenhauer. Quest’ultimo pensa infatti di aver capito quale sia la via d’accesso per il noumeno, cioè la realtà che si “nasconde” dietro l’illusione e la parvenza del fenomeno. Solo il filosofo capace di interrogarsi sulla sua esistenza e sull’essenza della sua vita, secondo Schopenhauer, può riuscire a squarciare il “velo di Maya (com’era chiamata dalla sapienza indiana la realtà illusoria che appare ai nostri occhi) e superare l’apparenza.


Il mondo come volontà e rappresentazione

La sua opera principale è "Il mondo come volontà e rappresentazione" dove l’autore voleva diffondere la verità sul mondo vile e meschino.

La domanda principale a cui l’autore vuole dare risposta è: 

“che cos’è il mondo?” 


Vi è in questo caso una duplice prospettiva sul mondo:

  1. quella della scienza, che lo descrive nel suo apparire esteriore e fenomenico → il mondo è una mia RAPPRESENTAZIONE
  2. quella della filosofia, la quale, andando oltre i fenomeni, arriva a comprendere in cosa consiste la sua essenza →           il mondo è VOLONTÀ DI VIVERE

➢ Rappresentazione 

Dire che il mondo è una nostra rappresentazione significa che esso è dato sempre e soltanto in relazione ai nostri organi di senso e alle nostre facoltà conoscitive*

Vi è una rappresentazione fenomenica dell'individuo che non può sussistere indipendentemente dal soggetto.                                                            

* Il soggetto organizza e ordina i fenomeni grazie a:

  • le forme a priori dello spazio e del tempo
  • la categoria della causalità

🔼 In questo senso, le cose sono un reticolo di connessioni elaborate in virtù dei principi di individuazione e di ragion sufficiente, con i quali il soggetto "filtra" ogni dato percettivo.

- PRINCIPIO DI INDIVIDUAZIONE

                                           ↓

presiede alla rappresentazione degli oggetti attraverso le forme a priori dello spazio e del tempo.

↪ Da esso dipende l'"individuazione" delle cose, cioè la loro differenziazione in elementi isolati e distinti. 

- PRINCIPIO DI RAGION SUFFICIENTE

                                             ↓

presiede alla rappresentazione degli oggetti attraverso la categoria della causalità

↪ grazie a esso gli uomini organizzano il mondo fenomenico collegando un evento a un altro secondo un nesso di causa-effetto →    (la causa è la ragione "sufficiente" a spiegare un determinato fenomeno). 

Esso si presenta in quattro configurazioni diverse: 

  • Principio del divenire → in quanto spiega la relazione causa-effetto tra oggetti naturali
  • Principio del conoscere → in quanto regola il rapporto logico tra premesse e conseguenze 
  • Principio dell’essere → in quanto ordina le connessioni spazio-temporali e i rapporti tra enti geometrici e matematici 
  • Principio dell’agire → in quanto stabilisce la connessione causale tra le azioni che si compiono e i motivi per cui sono compiute

Per Schopenhauer tale dimensione fenomenica, che è quella della scienza, non è che puro apparire e, dunque, sogno e illusione; in questo egli differisce da Kant, per il quale essa costituiva l'ambito della conoscenza oggettiva. 

L'identificazione del mondo fenomenico con la dimensione dell'illusione e dell'inganno era già stata sostenuta dal pensiero orientale, a cui Schopenhauer fa esplicito riferimento riprendendo il concetto di "Velo di Maya", ossia l'immagine che rappresenta l'esperienza sensibile come un "velo" che nasconde la vera essenza delle cose.

➢ Volontà e dolore 

La volontà è il "noumeno", la "cosa in sé", cioè la vera essenza della realtà di cui tutto ciò che esiste è manifestazione o oggettivazione.

↪ Essa è impulso, forza cieca e irrazionale che spinge l'uomo a desiderare sempre cose nuove,

                                                                       ↓

generando, inevitabilmente, inquietudine e dolore e rendendolo schiavo di una condizione di desiderio continuamente inappagato

                                                                       ⇓

- La vita umana è come un pendolo

che oscilla senza fine tra il desiderio e la noia (condizione di assenza temporanea di desideri altrettanto negativa e frustrante), 

trovando quiete solo nel fugace e transitorio istante del piacere,

inteso come cessazione del dolore  -


🔼 Secondo il filosofo l'uomo non è soltanto fenomeno e rappresentazione, bensì anche corpo.

Il corpo ha una duplice valenza: 

  • è un oggetto tra gli oggetti;
  • è anche la sede in cui si manifesta una forza irriducibile alla rappresentazione (volontà) → incessante brama di vivere e di autoconservazione.

Grazie al proprio corpo, dunque , l'uomo può squarciare il Velo di Maya che nasconde la verità e  riconoscere in sé la volontà.

La volontà colta nell'esperienza corporea non è l'essenza unicamente dell'uomo, bensì di tutto l'universo, un principio universale che accomuna tutto nel mondo.


Le vie di liberazione dal dolore dell'esistenza

Per Schopenhauer esistono 3 vie di liberazione dal dolore:

  1. l'esperienza estetica: costituisce un primo tentativo dell'annullamento della volontà, in quanto, attraverso la contemplazione disinteressata dell'oggetto, disattiva il desiderio e i sentimenti negativi che a esso sono inevitabilmente connessi (mirando all'ideale)
  2. la morale: consente di superare il principio di individuazione caratteristico della vita quotidiana, facendo si che l'uomo cessi di considerarsi un individuo contrapposto ad altri,  per riconoscersi come espressione dell'unica volontà universale che accomuna tutti gli esseri
  3. l'ascesi: consiste nella metodica e costante soppressione dei desideri e dei bisogni.

                                                      ↓

Ha come scopo il raggiungimento del Nirvana, cioé l'esperienza del nulla, inteso come negazione della volontà di vivere e, quindi, del mondo che ne è manifestazione.

                                                                  ⬇

per sottrarsi dalla sofferenza bisogna liberarsi dalla volontà, cioè dalle passioni e inquietudini

↪"NOLUNTAS": (dal verbo latino nolo, "non voglio")

                ↓

negazione progressiva della volontà di vivere, attraverso l'assunzione di atteggiamenti ascetici, cioè comportamenti aventi di mira l'annullamento o comunque l'attenuazione del desiderio.








Commenti